Se l’obiettivo è rafforzare le aziende pubbliche toscane iniziamo a parlarne seriamente

Leggendo i molti articoli usciti in questi giorni riportanti le posizioni e argomentazioni di vari esponenti del mondo politico sulla questione multiutility, colpisce in modo particolare quello della ex sindaca di Empoli Brenda Barnini, avente chiara finalità di posizionamento politico all’interno del suo partito, rispetto al quale ci sentiamo nostro malgrado in dovere di intervenire facendolo esclusivamente sui contenuti tecnici e normativi per i quali sono dovute adeguate precisazioni onde evitare fraintendimenti nei lettori.

Nell’articolo si afferma che “Aggregazione serve per impedire che i servizi pubblici finiscano in mano ai privati“. Nella realtà l’unico e solo modo per impedire che i servizi pubblici finiscano in mano ai privati è con la gestione diretta dei comuni in forma associata, come previsto dalla Costituzione Italiana Art. 43 e riconosciuto dalla Comunità Europea, che permetterebbe di non mettere più a bando di gara la gestione dei servizi, mentre con una multiutility mista pubblico privata come da lei proposta succederà inevitabilmente il contrario, ovvero che prima o poi perderemo i bandi di gara e con loro la gestione dei servizi che andrà nelle mani dei privati.

Parlando del tema rifiuti prosegue affermando che “nessun progetto di sviluppo e progresso della Toscana può esistere senza il protagonismo di Firenze e dei suoi amministratori“. Su questo è bene ricordare che Firenze arriva appena al 53% di raccolta differenziata, pensare quindi che un comune con conclamate incapacità gestionali debba essere protagonista vuol dire obbligare tutti gli altri più virtuosi a regredire verso l’ultima della classe. Firenze deve accettare di imparare da chi già fa meglio di lei, quindi non protagonista ma attenta studentessa. Anche sulla gestione dell’acqua Firenze con Publiacqua non può certo permettersi di insegnare niente ai comuni più virtuosi, come quelli soci in Acque spa che dimostra risultati di esercizio migliori.

Importante altro tema affrontato da Barnini: “il mio territorio dovrà presto dare una risposta alla domanda su come si finanzia il riacquisto delle quote di Acea“. Per prima cosa ricordiamo che il socio privato in Acque Spa, con il 45% del capitale sociale, non è ACEA Spa ma Acque Blu Arno Basso spa (ABAB), controllata da ACEA con il 76,67%. Non intendiamo snocciolare le leggi ed i regolamenti per non tediare il lettore, ma non possiamo evitare di precisare che ALIA non dovrà acquistare le quote di Acque Spa detenute da ABAB, non è una questione di volontà o di merito, è la legge che non lo consente in quanto alla scadenza dell’affidamento, Acque SpA cesserà la sua attività e sarà indetta una procedura ad evidenza pubblica per un nuovo gestore. Di conseguenza le quote di ABAB non saranno acquistate ma liquidate e quindi il nuovo gestore dovrà corrispondere ad Acque SpA (non ad ABAB) il Valore Residuo calcolato da A.I.T. (al 2031), il socio pubblico del nuovo gestore dovrà farsi carico del finanziamento del 55% del Valore Residuo, € 121 milioni di euro mentre riceverà da Acque SpA, al termine della liquidazione, € 158 milioni di euro.

In pratica la nuova azienda dovrà dare ad Acque l’equivalente del suo valore per liquidarla e successivamente riceverà da Acque tutte le sue proprietà e beni costituenti dotazione del servizio idrico in modo da poter continuare la fornitura del servizio. Altre modalità di liquidazione del socio privato non sono ammesse salvo che si voglia agevolarlo e regalargli somme improprie. Sarà nostro dovere vigilare perché questo non avvenga. Questo è un chiaro esempio del perchè essere contrari alla quotazione in borsa, infatti è la dimostrazione che non servono finanziamenti privati per la gestione dei servizi pubblici.

Sulla questione impiantistica, gassificatore e chiusura del ciclo rifiuti affrontati nell’articolo in riferimento al suo convinto sostegno a impianti come gassificatori o inceneritori, troviamo nella realtà risposte concrete per arrivare ad un modello di gestione virtuoso nei bilanci di Alia dove viene riportata l’entità dei “Ricavi da altre attività” di € 44.988.043 , i quali sono principalmente i proventi conseguiti per la vendita dei materiali (carta, acciaio, ferro, apparecchiature elettroniche, vetro, plastiche ecc) provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti, che vanno di fatto a compensare circa il 50% dei costi operativi sostenuti per Trasporto trattamento e smaltimento Rifiuti.

Questo ci indica che investendo nel potenziamento della raccolta differenziata (vedi il caso Fiorentino) e in impianti di separazione ed avvio al riciclo e per il riciclo effettivo, si otterranno importanti riduzioni dei costi che andranno realmente ad alleggerire le bollette. Diversamente investendo in gassificatori o inceneritori, i quali rappresentano sempre e solo voci di costo passive senza nessun ritorno, si otterrebbero solo ulteriori costi che aumenterebbero le nostre bollette. Rispetto alla affermazione sulla necessità di trovare “risposta al tema del reperimento delle risorse economiche necessarie a ripagare gli investimenti e non scaricare tutto sulle bollette dei cittadini”, precisiamo ancora una volta, onde evitare ogni frainteso, che per legge tutte le società di gestione sono obbligate a ripagare interamente gli investimenti attraverso le bollette, quindi non si capisce se la ex sindaca sia o meno a conoscenza della legge in materia (obbligo di ripagare gli investimenti attraverso le bollette), oppure se stia proponendo di rivedere la legge stessa.

Comunque sia anche noi cittadini riprendendo le sue parole ci sentiamo di ricordare a tutti gli esponenti di tutti i partiti che “se l’obiettivo è rafforzare le aziende pubbliche toscane iniziamo a parlare seriamente di questo e smettete di usare questi temi solo in chiave di posizionamento interno“.

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