RINGRAZIAMENTI E INVITI ALLA RICERCA E RIFLESSIONE

Nell’ultima settimana molte persone si sono mosse spontaneamente per diffondere le informazioni al momento disponibili riguardanti l’idea di progetto presentata per il gassificatore di Empoli, contribuendo a sensibilizzare la cittadinanza e l’opinione pubblica su quello che è a tutti gli effetti un tema che tocca da vicino non solo una ristretta comunità periferica, ma bensì una città intera fino ai suoi comuni limitrofi.

Da parte del comitato Trasparenza per Empoli ci sentiamo di dover ringraziare tutte queste persone che si sono adoperate al fine di diffondere una informazione il più completa possibile e anche tutte quelle che si stanno offrendo per poter contribuire in modo attivo alla futura diffusione e ulteriore ricerca.

In questa epoca in cui il web si è fatto vettore per tutte le manifestazioni dell’essere e dell’intelletto umano, si possono però verificare situazioni in cui pur perdendo l’informazione di origine si riesce comunque a preservarle nella loro essenza fatta di testimonianze storiche che giungono a noi attraverso l’eco che risuona la voce di figure che hanno lasciato una traccia importante, e che per l’altezza dei pensieri e dei gesti tipici di quell’epoca non possono che essere attribuiti a nomi ancora ben presenti nella memoria di tutti. Un simbolico ringraziamento quindi all’autore di questo testo, che auguriamo possa servire come spunto importante di riflessione affinche le generazioni presenti e future affrontino le questioni importanti che la vita presenterà loro non chiedendosi soltanto che cosa possono ottenere con le loro azioni, ma piuttosto che cosa possono fare con la forza dei loro venti anni.

“Amarezza. Impianto al Castelluccio. Presenza, dimensione e quantità. Cerco di trattenermi nelle parole di questa riflessione. Avverto che Empoli, il suo territorio, i comuni con cui da decenni e decenni fa gli amministratori locali seppero costruire lo stare assieme istituzionale, usando le forme giuridiche proprie degli enti locali. Stare assieme voleva dire avviare servizi per i cittadini, voleva dire salvaguardare i beni comuni delle comunità di riferimento, nessun settore della vita delle persone presenti e future fu dimenticato nella programmazione di area e nei provvedimenti conseguenti dei nostri Comuni. Una identità forte andò maturando pensando a strategie di riferimento proprie del buon governo. Il bacino del fiume come riferimento della depurazione dell’Elsa e principio cardine della depurazione delle acque. Assieme tre province e decine di comuni. Il nostro fiume Arno ci apparve colorato di rosso per lo sterminio di tutti i pesci del ricco corso. Noi allora bambini piangemmo nel vedere il nostro mare, la nostra piscina avvelenata da chi stava a monte del fiume, da Prato e da Firenze. Il fiume si ribellò nel 1966, ma non cambiò molto. Da noi era iniziata l’azione di rispetto del fiume Elsa con gli sforzi per depurare e organizzare le vie delle acque. Si produsse un piano di programmazione e gestione territoriale che da Casole d’Elsa arrivava fino a noi nel Valdarno. Questo comportamento dei comuni, dei sindaci di allora, delle province interessate portò ad avviare servizi territoriali sovracomunali in campi nuovi dove l’esperienza di gestione mancava, in settori delicati dove la consuetudine era quella dei Celestini di Prato o dell’Istituto degli orrori di Grottaferrata o quello delle scuole speciali. Nacque l’azienda speciale per l’acqua ed il metano, nacque pure il consorzio per la realizzazione dell’inceneritore ad Empoli, si rafforzò una identità di appartenenza e di buon governo che “costrinse” i sindacati dei lavoratori, le organizzazioni commerciali, artigianali e padronali a tenerne di conto, del resto in nostro Comune era uno dei pochi che aveva adottato un PRG fin dal 1956!

Negli anni 80 si compie l inizio di questo percorso arrivando ad ottenere una Unità sanitaria locale, la n. 11, pur non essendo una provincia ma una realtà sovracomunale a cui avevano aderito anche Fucecchio e altri della provincia di Pisa. Per non ricordare la presenza della università di Firenze inizialmente con Chimica e a seguire con Urbanistica. Presenze che andavano ad arricchire una realtà scolastica importante. Tutto questo, ma non è tutto, è stato buttato alle ortiche. Avevamo onorevoli come non mai, assessori e consiglieri regionali, ma questa nostra tipicità di amministrare veniva smantellata scippando la nostra presenza di governo locale reale su beni comuni come l’acqua, l’aria, il territorio, insomma l’abc del governo. Ci sentivamo a posto fra mille difficoltà proprie dei nostri territori e quelle nazionali. Ma era in atto una sfrenata, una becera ideologia delle aziendalizzazioni, come falene giganti alla ricerca di fonti luminose, per loro mortali, per noi ambite quali la Borsa, le società per azioni, oggi la multiservizi per essere più forti, più efficienti, più economici camminando nell’acqua, pestando i rifiuti, riscaldando gli ambienti! Non vi impaurite ne trarrete beneficio, le tariffe abbasseranno, i tubi saranno rinnovati, l’acqua sarà protetta e misurata come bene comune essenziale! Il Dulcamara di circostanza mandava a giro questi messaggi e per rimanere in Toscana si leggeva che era una terra di primato per… le tariffe più alte!

Oggi siamo al sigillo finale, al Castelluccio, di una occupazione ed uso dei territori paragonabile ad uno stupro ambientale dove uno dei principi cardine di questo tempo, il principio di precauzione è mancato al nostro Sindaco a quello di Empoli, un principio da conoscere, amare e usare , quando la valutazione dei proponenti manca di certezza nella determinazione del rischio, di effetti pericolosi per la salute degli abitanti e delle comunità tutte. Non solo si può dire di no, ma lo si deve dire. Unico modo per evitare la colpa e non cadere nel dolo. Ci sono ragionevoli motivi di temere che possibili effetti nocivi sull’ambiente e sulla salute degli esseri umani, degli animali e delle piante per cui questo ecomostro è incompatibile con Il Castelluccio.

Ho parlato dell’inceneritore, anni 60/70 previsto in quello stesso luogo. Fu approvato e realizzato un primo lotto, il luogo del forno. Venne fuori dall’Olanda la questione della diossina e degli inceneritori come produttori di questo cancerogeno. Il Sindaco di Empoli propose ed ottenne una commissione esterna di tre scienziati in materia. Ricordo il cognome di uno di loro, il professor Taponeco . Due quesiti. Il primo sulla validità del progetto di inceneritore. Il secondo sulla pericolosità rispetto alla salute dei cittadini e dell’insieme dei territori. Risposero al primo affermando e scrivendo che la proposta di inceneritore corrispondeva ai canoni tecnici previsti dalla scienza e dalla tecnica di allora; al secondo quesito si rispondeva (secondo me fin da allora usando il moderno principio di precauzione) che non era possibile garantire e dire e scrivere che il rischio per la salute non esisteva! La storia si fermò al primo lotto. Altri amministratori, si potrebbe dire, gente che non si faceva abbindolare né da tavoli truccati, né da locandine pubblicitarie ben fatte all’ombra di alberi per abbattere… cosa? Allora i Dulcamara non passavano da queste parti.”

Varis Rossi

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