È con estremo rammarico che siamo costretti a tornare sul tema degli inceneritori e delle corrette pratiche di gestione e smaltimento dei rifiuti. Tuttavia, pare necessario un chiarimento nei confronti di quei sindaci che si ostinano a non comprendere e seguire le direttive provenienti da vari livelli, a partire da quello regionale fino alla Commissione Europea e ancora oltre, dalle organizzazioni delle Nazioni Unite.
Nello specifico, ci riferiamo alla dichiarazione del sindaco di Prato, Matteo Biffoni, il quale in un articolo del 29 marzo scorso, paventava un allarmante aumento delle bollette TARI in caso di mancata realizzazione di un grande moderno termovalorizzatore, che a suo dire è e resta la priorità. Purtroppo, alle sue dichiarazioni si aggiungono anche quelle della nostra sindaca Barnini, che si affianca al sindaco di Prato lanciando ulteriori accuse contro la Regione, colpevole a suo dire di perseguire maggiormente le politiche rifiuti zero rispetto agli impianti a loro dire necessari.
Cerchiamo di eliminare ogni tentativo di disinformazione, come abbiamo già fatto nei mesi passati e continueremo a fare, avvalendoci delle normative vigenti nel nostro Paese e nella Comunità Europea, della quale facciamo parte.
Nello specifico, partiamo dall’operazione allarmistica con cui il sindaco di Prato paventa possibili aumenti delle bollette TARI, chiarendo un fatto fondamentale: l’obbligo che il legislatore ARERA impone a tutti i gestori, ovvero che ogni investimento, incluso la realizzazione di nuovi termovalorizzatori, deve essere ripagato dagli utenti in bolletta.
Riteniamo che ciò sia abbastanza chiaro e comprensibile per tutti e che, quindi, la realizzazione di nuovi impianti da 400 milioni di euro comporti un notevole aumento delle tariffe per tutti i cittadini.
Altro punto non meno importante da ricordare ai nostri sindaci è quello relativo alla tassa sulle emissioni di CO2, chiamata anche ETS. Si tratta dell’obbligo per tutti gli impianti che emettono CO2 in atmosfera di pagare per ogni tonnellata di CO2 emessa. Ad oggi, il prezzo da pagare è di 100 € per ogni tonnellata, che la Commissione Europea ha rimandato agli inceneritori all’anno 2028, anno dal quale anche gli inceneritori dovranno probabilmente pagare questa cifra che si andrà a sommare ai costi di realizzazione e che, quindi, verranno ripagati con ulteriori rincari sulle bollette degli utenti.
Un’altra questione da chiarire riguarda le dichiarazioni della sindaca Barnini, che il 30 marzo ha affermato: “bisogna far chiarezza sul tema. L’assessore regionale ha inserito la necessità della realizzazione degli impianti nel piano regionale dei rifiuti Ma poi parla anche di “Rifiuti Zero” inserendo i progetti dell’associazione “Zero waste” che combatte contro la realizzazione dei termovalorizzatori. Ci vuole lealtà. Da parte mia ho cercato di persuadere la popolazione e i movimenti sulla necessità dell’impianto, ma non ci sono state le condizioni per farlo e temo che non ci saranno mai fino a quando non si farà un po’ di chiarezza a livello politico. Le parole del sindaco di Prato vanno raccolte con serietà”.
Vorremo brevemente ricordare alla sindaca la storia fallimentare e pericolosa del brevetto Thermoselect, con il quale avrebbe dovuto essere realizzato l’impianto da lei sostenuto, e tutte le problematiche collegate alle direttive europee e internazionali sulle corrette pratiche di gestione e smaltimento dei rifiuti. Ci dispiace constatare, ancora una volta, la sua personale avversione verso le pratiche Zero Waste, per le quali, invece, anche l’assessore regionale Monni ha dimostrato una prima apertura, in linea con le direttive europee e internazionali.
Infatti, lo stesso 30 marzo, giorno in cui la sindaca esprimeva critiche verso la regione e Zero Waste, si celebrava in tutto il mondo, per la prima volta, la Giornata Mondiale Zero Waste, promossa direttamente dalle organizzazioni delle Nazioni Unite, anche conosciuta come ONU.
La coincidenza temporale delle dichiarazioni dei sindaci dimostra il loro essere non ancora avvezzi a quegli attuali e non più rimandabili temi che riguardano la tutela dell’ambiente in cui viviamo e di tutte le risorse di cui abbiamo bisogno, nonche la loro mancanza di rispetto e totale noncuranza verso chi, a livello internazionale, considerate queste come buone pratiche da perseguire, ovvero la riduzione, la differenziazione, il recupero e il vero riciclo della materia.
Quando il sindaco Biffoni afferma che la nostra regione è già molto impegnata nel recupero e riciclo della materia, non considera quanto di più e meglio si potrebbe fare per ridurre, differenziare e riciclare in modo più efficiente. Infatti, nonostante la sua città arrivi al 74%, le città di Firenze e Pistoia hanno i peggiori tassi di raccolta differenziata tra tutte le città della nostra regione che con i loro 53% e 45% contribuiscono significativamente alla produzione di rifiuti non avviabili a riciclo. Detto questo le sue critiche più che verso la sola regione dovrebbero essere rivolte in primis ai due sindaci di Firenze e Pistoia.
Ancora una volta, ci troviamo di fronte alla situazione in cui per cercare di rimediare alle incompetenze degli ultimi della classe, si cerca di imporre ai comuni virtuosi una soluzione inappropriata, sconveniente e fuori luogo.
È ancor più doloroso constatare che la sindaca di un comune virtuoso accetti proposte come queste. Tuttavia, c’è un motivo: i sindaci di Empoli, Pistoia, Firenze e Prato sono i promotori del progetto multiutility, che, non senza difficoltà, sta cercando di avanzare rapidamente verso la quotazione in borsa di tutti i servizi primari, compreso quello dei rifiuti. Per questo, è evidentemente necessario realizzare grandi e costosi impianti che possano essere addebitati in bolletta, al fine di generare maggiori profitti e dividendi per tutti i soci, sia pubblici che privati. Questi oneri, ovviamente, ricadranno sulle nostre bollette e andranno a sostenere i bilanci dei comuni e dei grandi fondi di investimento privati, non certo nell’interesse dei cittadini.
Gli investimenti corretti in questo settore sono quelli che prevedono la realizzazione o l’implementazione di nuove e moderne tecnologie in impianti già esistenti, per la corretta differenziazione e il recupero, oltre a nuovi e moderni impianti di riciclaggio. È necessario affiancare a ciò una nuova spinta politica verso le aziende produttrici, che devono essere supportate durante un periodo di transizione in cui possono riprogettare in modo più sostenibile i prodotti che utilizziamo quotidianamente. Questo aumenterebbe il potenziale di recupero di materiale e ridurrebbe la nostra dipendenza da altri Stati per l’approvvigionamento di materia, consentendoci di acquisire competitività a livello internazionale. Come sottolineato dalla Comunità Europea, tutto ciò porterebbe anche enormi vantaggi in termini di creazione di posti di lavoro e crescita dell’economia nazionale.
Per concludere riprendendo le parole della sindaca Barnini, che chiede che sia prima fatta chiarezza a livello politico (riferendosi evidentemente alle diverse posizioni in essere nel PD), bisogna prima considerare gli effetti e gli impatti che tali decisioni avranno sul tessuto economico e sociale in modo più ampio e vasto rispetto alla semplice bolletta Tari. Non si deve confondere la necessità di sostenere i bilanci comunali con il dovere più alto di supportare l’economia e aiutare i cittadini in un momento importante di transizione. Questo è possibile seguendo le indicazioni provenienti dall’Europa e dalla comunità internazionale, adattandole con serietà e coerenza alle peculiarità dei nostri territori.
Ringraziamo comunque il sindaco Biffoni e la sindaca Barnini per aver riproposto il tema, chiedendo che sia fatta chiarezza, dandoci finalmente la possibiltà di aprire un dibattito sul tema multiutility sul quale porteremo a breve molti altri approfondimenti e sul quale speriamo che stavolta ci possa essere un reale dialogo.
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