Inviato oggi il comunicato integrale a seguito della comunicazione di Alia.
Questo il testo del comunicato:
Empoli 6.1.2023
Al Presidente Alia Servizi Ambientali S.p.a. Nicola Ciolini
All’Assessore all’Ambiente Monia Monni
Al Sindaco e al Presidente del Consiglio Comunale COMUNE DI EMPOLI
e p.c. Agli Organi di stampa locale
OGGETTO: Comunicato congiunto a nome di tutti i Comitati
I Comitati che si sono opposti alla costruzione del gassificatore nel territorio del Comune di Empoli,
preso atto che non solo il sindaco ma anche l’intero consiglio comunale di Empoli hanno ufficialmente dichiarato di non essere più disposti ad accettare la realizzazione dell’impianto proposto nel Comune di Empoli, non per continuare ad alimentare una discussione che per loro dovrebbe essere già conclusa, ma letta la nota del l’Ufficio Stampa Alia Servizi Ambientali S.p.A., comparsa in data 20 dicembre 2022 sul sito “gonews.it” e pubblicata il giorno successivo su alcuni importanti quotidiani, ritengono necessario chiarire in un modo dettagliato che questo impianto nel comune di Empoli non debba essere realizzato indipendentemente da chi sia il soggetto proponente e deliberante.
In primo luogo i Comitati respingono fermamente il tentativo di sminuirne ingiustamente la loro credibilità, attribuendogli la responsabilità del “…forte clima di tensione culminato con le minacce verso la sindaca e intimidazioni verso i dipendenti dell’azienda.”
Fin dall’inizio infatti i comitati hanno avuto un comportamento rispettoso, civile e democratico. Se ci sono state occasioni nelle quali ci sono stati provocatori, mai questi atteggiamenti sono stati condivisi ed assunti come modalità collettive dell’agire, MA SEMPRE DISAPPROVATI E CONDANNATI, e la solidarietà incondizionata a chi fosse stato vittima di minacce o aggressioni non potrà mancare.
Così facendo i comitati sono riusciti a canalizzare la rabbia popolare in una protesta pacifica e consapevole.
Di ciò ne hanno dato atto gli stessi organi di stampa, i quali nelle loro cronache non hanno mai accennato a comportamenti offensivi, incivili e/o minacciosi da parte dei numerosi cittadini che hanno partecipato in modo pacifico e ordinato a tutte le manifestazioni indette dai Comitati.
Contrariamente a quanto sostenuto da ALIA, non vi è mai stata nessuna contrapposizione preconcetta e ideologica da parte dei Comitati, i quali hanno inutilmente cercato un confronto sereno e costruttivo con i soggetti interessati alla costruzione del gassificatore. Non si sono mai lasciati irretire, né tanto meno condizionare da non meglio individuati “gruppi organizzati” e Non hanno mai diffuso allarmanti “fake news” comportandosi sempre in modo rispettoso e democratico, concedendo a tutti libertà di parola in ogni assemblea presso le quali i rappresentanti di Alia si sarebbero potuti presentare in ogni momento per denunciare e chiarire quali fossero le fantomatiche “fake news”, ma che non hanno mai fatto.
In secondo luogo bisogna dare atto che, anche se inizialmente il Sindaco dovesse aver manifestato una certa disponibilità in merito al progetto presentato da ALIA (magari perché non adeguatamente informato sulle criticità dello stesso) appare del tutto evidente che tale disponibilità era comunque subordinata all’approvazione da parte della cittadinanza. In caso contrario, il Sindaco non avrebbe preteso che ALIA lo sottoponesse al vaglio della stessa.
Va pertanto ascritto a merito del Sindaco e vista la seduta consiliare del 29/12/22 di tutto il consiglio comunale che, alla resa dei conti, abbiano preso atto che la cittadinanza era contraria all’approvazione del progetto e che per tanto non sono disponibili ad accettare qualsiasi proposta di realizzazione di questo impianto nel territorio del comune di Empoli.
In terzo luogo vista l’intenzione espressamente manifestata dal Dr. Irace, A.D. di ALIA SERVIZI AMBIENTALI S.p.A., e cioè quella di voler portare avanti il progetto del gassificatore, nonostante l’indisponibilità pubblicamente e inequivocabilmente espressa dal Sindaco del Comune di Empoli e dal consiglio comunale tutto (e cioè di uno fra i più importanti soci che fanno parte dell’azionariato di detta società), conferma uno dei dubbi avanzati dai Comitati in merito alla composizione del capitale sociale della costituenda società, che dovrebbe costruire e gestire l’impianto gassificatore in questione.
In questo senso, preso atto che tutto il Consiglio Comunale di Empoli ha espresso la volontà di non voler più proseguire nella valutazione e realizzazione del progetto, a seguito della dichiarazione dell’A.D. di ALIA SERVIZI AMBIENTALI S.p.A dove afferma che “Si ritiene doveroso mantenere fede a quell’impegno, a tutela della propria missione e della serierà del lavoro di decine di professionisti impegnati nella progettazione”, si ritiene necessario precisare di seguito le motivazioni che a nostro avviso ritengono impossibile la realizzazione di questo impianto nel nostro territorio.
1) contrariamente a quanto sostenuto da ALIA, non vi è mai stata nessuna contrapposizione preconcetta e ideologica da parte dei Comitati, i quali hanno inutilmente cercato un confronto sereno e costruttivo con i soggetti interessati alla costruzione del gassificatore. Non è assolutamente vero che abbiano diffuso “allarmanti fake news”, che si possono al contrario trovare facilmente sulla pubblicazione in alcune delle risposte date da Alia alla cittadinanza.
Questi sono solo una minima parte di esempi delle fake news diffuse da Alia:
• Nel sito distrettocircolareempoli.it realizzato da Alia viene riportato il quantitativo di rifiuti annui trattato dall’impianto gassificatore pari a 250.000 tonnellate, mentre nella comunicazione ufficiale della regione Toscana “Esiti della valutazione di coerenza delle manifestazioni d’interesse presentate all’avviso pubblico esplorativo per impianti di riciclo e recupero” le tonnellate annue sono 192.000
• Ricordiamo inoltre che fin dal primo momento Alia e tutti i promotori, sia verbalmente che attraverso materiali grafici e testuali quali brochure e presentazioni, hanno negato nel modo più assoluto che l’impianto emettesse inquinanti di varie tipologie tra i quali ad esempio NOx, salvo poi ammettere dietro esplicita richiesta dei comitati che tali emissioni di inquinanti sarebbero state presenti.
2) La scelta di costruire nel territorio del Comune di Empoli – e precisamente in località Castelluccio e non Terrafino come erroneamente si vuol lasciar credere – l’impianto proposto da ALIA, è stata fatta unicamente in base a valutazioni e convenienze di natura economica, senza tener conto, o comunque sottovalutando, l’impatto negativo e le conseguenze dannose e pericolose che lo stesso potrebbe arrecare all’ambiente e alla salute dei cittadini Empolesi e dei Comuni limitrofi. Per rendersi conto di ciò, è sufficiente leggere la risposta data da ALIA alla domanda “perché utilizzare un terreno vergine e non un’ex area già contaminata da riqualificare”, peraltro affermando erroneamente che l’impianto dovrebbe sorgere “…in un’area già prevista nell’espansione dell’area industriale Terrafino”, mentre allo stato attuale, tale area è a destinazione agricola “protetta”. La collocazione prevista non rispetta le attuali previsioni della pianificazione territoriale, ricadrebbe infatti in zona agricola, da sempre mantenuta quale zona cuscinetto tra l’attuale zona industriale e l’abitato densamente popolato di Marcignana, zona soggetta per altro a rischio alluvionale.
3) Perché una delle principali motivazioni economiche, che avrebbe indotto ALIA a scegliere la localizzazione di cui sopra – e cioè la possibilità vendere all’adiacente vetreria ZIGNAGO VETRO S.P.A. l’idrogeno generato dal processo” di gassificazione dei rifiuti non altrimenti riciclabili” – è del tutto ipotetica e inconsistente per due motivi: in primo luogo perché, a oggi non risulta che esistono nel mondo forni fusori alimentati con tale gas e non è dato prevedere se e quando questo potrà avvenire. (in un comunicato stampa del luglio 2021, la stessa ASSOVETRO ha precisato che è stato iniziato un percorso di studio e di sperimentazioni per l’utilizzo dell’idrogeno nelle vetrerie, ma che avrebbe richiesto molti anni prima di poter dare i suoi frutti.); in secondo luogo, perché la decisione di acquistare l’idrogeno eventualmente prodotto dall’impianto in questione è rimessa unicamente alle insindacabili valutazioni della ZIGNAGO VETRO S.P.A. S.p.A. (a meno che non siano già stati stipulati patti riservati in proposito), la quale potrebbe ritenere più conveniente utilizzare altre fonti di energia o rivolgersi ad altri venditori.
4) Perché l’impianto assorbirebbe una notevole quantità di energia per il funzionamento della caldaia destinata al trattamento termico dei rifiuti e necessiterebbe di una notevolissima quantità di acqua per il raffreddamento. Quantitativo che ben difficilmente potrebbe essere soddisfatto dalle acque di scarico del depuratore di Pagnana, che peraltro dovrebbero essere fatte defluire in direzione opposta a quella attuale e cioè verso la zona del Castelluccio, anziché verso l’Arno. E questo non tanto perché in teoria il quantitativo annuo proveniente dal depuratore non sarebbe sufficiente alla bisogna, quanto perché l’impianto a ciclo continuo, proposto da ALIA, necessita giornalmente di un notevole e costante quantitativo di acqua, che non è dato sapere se il depuratore sia in grado di fornire. Vi è quindi il fondato timore che in più di un’occasione sia necessario prelevare l’acqua di falda, riducendo in modo significativo il quantitativo da destinare all’utilizzo pubblico. Infine il trattamento delle acque di risulta che presumibilmente verranno destinate all’impianto di depurazione, avranno necessità di ulteriore trattamento con ulteriore dispendio energetico e produzione di ulteriori rifiuti speciali pericolosi (fanghi).
5) Perché anche ammesso e non concesso che la Zona Industriale del Terrafino (o più precisamente del Castelluccio) sia “facilmente raggiungibile” dalle attuali vie di comunicazione (evidentemente chi ha fatto questa affermazione non ha mai percorso la FI-PI-LI, che è una delle principale via di comunicazione a livello regionale), non è stato adeguatamente considerato che l’eventuale costruzione del gassificatore in tale zona, comporterebbe un notevole aumento anche del traffico di mezzi pesanti (si è stimato una novantina al giorno), che rischierebbe di renderlo ancora più difficoltoso o, addirittura, di paralizzarlo senza considerare la pericolosità dell’ipotetica viabilità d’accesso che è sta presentata.
6) Perché se il Comune di Empoli può essere considerato in una posizione baricentrica per l’intera Regione, non lo è assolutamente per l’area di ATO Centro composta dalle province di Firenze, Prato, Pistoia.
7) Perché gli stessi proponenti, pur cercando di negare e minimizzare, sono stati costretti ad ammettere che l’impianto in progetto produrrebbe emissioni di vario tipo e diversa pericolosità, fumi, fanghi pericolosi, rumori, polveri sottili e maleodoranze più o meno fastidiose, e quindi non si deve tuttavia sottovalutare il fatto che vi sarebbe un aumento considerevole dell’inquinamento ambientale già provocato da altre industrie operanti in zona.(ad esempio: Vetreria Zignago Vetro S.p.a., Irplast, Lapi Gelatine, Cristalleria NUOVA CEV, ecc.)
8) Perché l’impianto verrebbe a occupare per una trentina di anni – o addirittura per molto di più, nell’ipotesi, tutt’altro che improbabile, che il proprietario dello stesso non volesse o non potesse provvedere allo smantellamento e alla bonifica del sito industriale – un’area di oltre 30 ettari, attualmente destinata e utilizzata a uso agricolo. E questo, si noti bene in aperto contrasto con le linee guida europee e nazionali e di regione Toscana, che ne ha fatto a suo tempo un cavallo di battaglia, che tendono a ridurre il consumo di terreni vergini. Senza considerare, peraltro, che il Comune di Empoli si pone agli ultimi posti fra quelli che dovrebbero utilizzare l’impianto vista la virtuosità nel campo della raccolta differenziata e ai primi posti per densità di abitanti per chilometro quadrato.
9) Perché l’impianto è sottoposto al d.lgs. 105/2015 meglio nota come legge SEVESO – avendo come ulteriore e non secondario fine quello produrre, stoccare e commercializzare gas altamente pericolosi quali idrogeno e metanolo, che sono espressamente indicate ai punti 15 e 22 dell’allegato 1, parte seconda, al predetto decreto. L’applicabilità di tale normativa è stata ammessa alla stessa ALIA (cfr. l’opuscolo consegnato in occasione del secondo incontro, che si è svolto presso il Palazzo delle Esposizioni), la quale si è limita a osservare che la compatibilità territoriale dell’impianto sarebbe comunque rimessa alla valutazione degli organi dei Vigili del Fuoco, omettendo però di evidenziare quanto sarà spiegato meglio al punto seguente e cioè che vi è un altro organo istituzionale che ha un importante e insindacabile potere decisionale in proposito.
10) Perché l’ubicazione dello stabilimento sarebbe in contrasto con l’art. 22 del d.lgs.105/2015, il quale al punto 2 sub a) prevede espressamente che nell’individuazione delle zone dove dovrebbero essere costruiti stabilimenti che producono, stoccano e commercializzano sostanze pericolose, gli enti territoriali (e cioè i Comuni), nell’elaborazione e adozione dei loro strumenti di pianificazione dell’assetto del territorio, devono “prevedere e mantenere opportune distanze di sicurezza fra gli stabilimenti e le zone residenziali, gli edifici e le zone riguardanti il pubblico, le aree ricreative e, per quanto possibile, le principali vie di trasporto”. Ebbene, pare che il progetto presentato da ALIA non possieda nessuno di questi requisiti. Lo stabilimento gassificatore – peraltro di notevoli dimensioni e sotto certi aspetti di natura sperimentale (ciò è stato implicitamente ammesso da ALIA, la quale ha risposto in modo elusivo e non pertinente alla specifica domanda rivoltale in occasione di uno degli incontri svoltisi ala Palazzo delle Esposizioni e cioè se “esiste già almeno un impianto che opera come quello in progetto”) – verrebbe a trovarsi a confine o comunque in prossimità di un altro stabilimento industriale di rilevanti dimensioni, che utilizza anch’esso materiali altamente infiammabili per alimentarie i forni fusori e genera esalazioni e polveri sottili (in particolare silicio) dannose per la salute. Oltre che a ridosso di altri insediamenti industriali operanti nella zona industriale del Terrafino e frequentati giornalmente da alcune migliaia di persone, l’impianto in progetto sarebbe costruito nelle immediate vicinanze di zone residenziali densamente popolate e di zone ricreative riguardanti il pubblico (luoghi di culto, circoli ricreativi, scuole per l’infanzia, edifici scolastici – di cui uno appena inaugurato – campo sportivo, isola ecologica, campo volo per aeromodelli, canile comunale, lago per la pesca sportiva, piste ciclabili e – ironia della sorte – dello stesso parco pubblico, che secondo il progetto elaborato da un noto architetto paesaggista dovrebbe servire a schermare l’impianto, rendendolo meno impattante dal punto di vista ambientale). Infine, l’impianto in progetto dovrebbe esser realizzato a poche centinaia di metri da un’importante linea ferroviaria e dagli svincoli e tracciato di un’importantissima via di comunicazione per la TOSCANA, quale appunto la disastrata FI-PI-LI. Ma vi è di più. Il progetto non tiene neppure conto o comunque sottovaluta i rischi derivanti da quello che l’art. 18 della. legge Seveso definisce “effetto domino”. Si pensi, per esempio, a quali conseguenze disastrose potrebbero derivare dal fatto che un incendio – sviluppatosi in uno dei due impianti per carenza di manutenzioni, mancata osservanze delle disposizioni in materia di prevenzione incendi o per qualsiasi altra causa, non esclusa quella di natura dolosa – possa propagarsi, per effetto domino, (da evidenziare che ci sono già stati tre incendi 2 alla Zignago Vetro S.p.a. e uno alla Mazzoni Ferro).
11) Perché non esistono dati storici e altri casi che comprovino il corretto funzionamento dell’impianto in progetto. A questa precisa domanda – formulata durante uno degli incontri organizzati al Palazzo, il c.d. distretto circolare, costituito da ALIA e ALLENZA CIRCOLARE, si è limitato a rispondere che in GIAPPONE esistono impianti che da oltre 20 anni inceneriscono rifiuti producendo “syngas”, che poi viene utilizzato per produrre energia elettrica. Ebbene, si tratta di una risposta volutamente elusiva e fuorviante, perché a differenza degli impianti giapponesi, quello che viene proposto produce, stocca e commercializza sostanze pericolose.
12) Perché invece di puntare alla riduzione dei rifiuti – come sarebbe logico e doveroso fare anche in ottemperanza alle direttive europee e allo stesso avviso pubblico esplorativo per la manifestazione di interesse, pubblicato dalla Regione Toscana – l’impianto in progetto finisce per favorirne l’aumento, essendo stato espressamente ammesso dagli stessi proponenti che la sua redditività economica è strettamente dipendente dal quantitativo dei rifiuti conferiti e trattati. Ciò comporta il rischio che nel caso in cui tale quantitativo dovesse diminuire, si renderebbe necessario accogliere rifiuti anche da altre Province e Regioni.
Questo in virtù anche delle politiche che la comunità europea ha posto come obbiettivi comuni nell’ambito della economia circolare dove al fine del conferimento in discarica del solo 10%, si dovrà recuperare il 90% della materia plastica direttamente come nuova materia plastica e non come trasformazione in carburanti. L’applicazione di politiche mirate al raggiungimento di questi obbiettivi è al momento disatteso e di certo non in linea con progetti come quello del gassificatore dove non si incentivano il riciclo ne tantomeno la riduzione del rifiuto.
In quarto luogo oltre alle motivazioni tecnico ambientali sopra esposte ci preme sottolineare anche i seguenti aspetti:
1) Ci chiediamo come pensa l’A.D. di ALIA SERVIZI AMBIENTALI S.p.A. che possa essere opportuno procedere con la presentazione di progetti che il Comune di Empoli e la regione Toscana hanno detto di non volere, con conseguente spesa di soldi pubblici. Se qualcuno ha concluso accordi prima ancora di avere la sicurezza di poter realizzare il progetto e adesso si trova a dover onorare tali accordi, se ne assuma le responsabilità dirette senza cercare di scaricarle sulle tasche della collettività.
2) Per quanto è dato sapere, a oggi è stata unicamente la ZIGNAGO VETRO S.P.A. S.p.A. ad acquistare e a proporre di acquistare i terreni limitrofi al suo stabilimento industriale e ciò a un prezzo pari a quello agricolo o poco superiore, facendo balenare la possibilità che gli stessi potrebbero essere in futuro espropriati per pubblica utilità. Poiché stando alle planimetrie che sono state mostrate dai proponenti, pare che una parte rilevante di tali terreni dovrebbe essere utilizzata per la costruzione dell’impianto gassificatore in questione, si tratta di capire se ZIGNAGO VETRO S.P.A. S.p.A. rivenderà i terreni allo stesso prezzo pagato oppure se, una volta variata la sua destinazione urbanistica da agricola a industriale, li rivenderà a un prezzo di mercato e quindi notevolmente superiore. In quest’ultimo caso, sarebbe stata la ZIGNAGO VETRO S.P.A. S.p.A, a fare un lucroso e ottimo affare, mentre non altrettanto si potrebbe dire per ALIA e quindi per i soggetti pubblici titolari della maggioranza delle azioni.
3) Perché il fatto che ALIA possa avere la maggioranza nominale nella costituenda società per azioni, che dovrebbe realizzare e gestire l’impianto, non offre sufficienti garanzie che poi la gestione possa essere pesantemente condizionata dai privati, il quale unico fine – appare inutile dirlo – è unicamente quello di fare più profitti possibile, anche se in contrasto con l’interesse della comunità.
4) Perché i cittadini ritengono che la salute non abbia prezzo e quindi che non sono disposti a venderla per generiche e irrisorie agevolazioni economiche.
Tanto più che ci troviamo di fronte ad una situazione di svalutazione maggiore di valore dell’edificato circostante, ma in realtà anche diffusa agli abitati più lontani, e tale perdita patrimoniale importante non sarebbe compensata da alcuno.
5) L’anomalia procedurale con cui è stato concepito il bando della regione Toscana con conseguente demando ai privati della scelta sulle politiche per la gestione dei rifiuti, si giustifica solo se vista come una opportunità di trovare soggetti disposti a investire nell’ampliamento del parco impiantistico toscano come previsto dal progetto Multiutility.
6) Perché sorgono forti dubbi in merito alle finalità e alla validità economica dell’operazione in esame, che prevede un investimento iniziale di ben 400 milioni di euro. Ebbene, se l’operazione coinvolgesse unicamente dei soggetti privati, i dubbi di cui sopra ci potrebbero lasciare indifferenti. Siccome interessa anche un soggetto a partecipazione pubblica (e cioè ALIA) – che addirittura dovrebbe detenere la maggioranza delle azioni di una costituenda società e che attualmente svolge l’importantissimo servizio di smaltimento dei rifiuti ed è gravata da consistenti debiti – è giusto che i cittadini si preoccupino dell’utilità economica dell’operazione, il cui esito negativo potrebbe ripercuotersi negativamente sulle sorti di ALIA e quindi, alla fine dei conti, sulle tasche dei contribuenti.
Per tutto quanto detto sopra in armonia con le decisioni della totalità dei rappresentanti politici del territorio concludiamo infine con la convinzione che il soggetto proponente rinunci ad effettuare una proposta sul territorio Empolese e che nella malaugurata ipotesi che ciò avvenga sia la stessa Regione Toscana a non dare seguito a tale proposta.
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