Sul territorio del Comune di Empoli dovrebbe essere realizzato, in un prossimo futuro, un impianto di trattamento termico dei rifiuti urbani da parte di ALIA con il benestare di Comune e Regione Toscana.
Questo blog inizia la sua attività con lo scopo di aggregare le persone, seguire e approfondire le informazioni sull’intervento e di chiedere alle Amministrazioni interessate la maggiore chiarezza, trasparenza e partecipazione sul percorso intrapreso.
ALIA, come proponente, ha dato il seguente nome al progetto: “Waste to Chemicals (W2C)”, con il significato italiano di “Dai rifiuti ai prodotti chimici” . L’impianto impiegato nel progetto, con una maggior sinteticità, può essere chiamato brevemente “pirogassificatore”.
Questa notizia non sembra che sia molto diffusa fra la popolazione perché i numerosi cittadini da noi interpellati ne erano completamente all’oscuro. Sembra invece che abbia fatto più presa il concetto che nella zona del Terrafino verrà realizzata una zona a verde, o bosco, forse perchè molta stampa locale ha dato un entusiastico risalto a questo aspetto e scarsa rilevanza alla realizzazione del pirogassificatore (facenti parte entrambi dello stesso intervento), mettendo solo in evidenza che si chiude un processo di economia circolare.
Progetto
La proposta di ALIA fa seguito ad una richiesta di manifestazione di interesse diffusa dalla Regione Toscana. Da parte dei tre interessati (ALIA, Comune, Regione) sono state fornite indicazioni di massima sulle quantità in ingresso, sul funzionamento dell’impianto e sui prodotti risultanti. Ancora non è stato predisposto il progetto definitivo. Ciò è comprensibile considerando che tale impianto non è previsto dal Piano rifiuti di ATO Toscana Centro.
Secondo le sintetiche informazioni del proponente, si tratterebbe di un impianto sperimentale, con un costo ipotizzato di 400 milioni di euro, per trattare 200.000 – 250.000 tonnellate/anno di rifiuti plastici (CSS – Combustibile Solido Secondario – e Plasmix) provenienti dall’intero bacino di ATO Toscana Centro.
Ovviamente nei confronti di questa tipologia di impianti vi possono essere preoccupazioni da parte della popolazione per gli aspetti ambientali (inquinamento ed impatti sulle risorse naturali) perché effettua il trattamento termico di rifiuti plastici, ma in parallelo esiste anche il dubbio che questo impianto sperimentale possa dare i prodotti purificati e nelle quantità descritte nel progetto. Questo ultimo aspetto non è di minore importanza se pensiamo che in realtà i costi di una simile sperimentazione verranno rispalmati sulla bolletta di ogni singolo utente.
In questo progetto troviamo positiva la ricerca di portare a recupero anche quelle frazioni di rifiuto che attualmente sono destinate a forme di smaltimento, ciò nonostante la trasparenza su queste operazioni deve essere massima, come pure la partecipazione dei cittadini. I tempi per farlo ci sono!
Aspetto esterno dell’impianto
Il Comune di Empoli ha già illustrato, anche in Consiglio Comunale, l’intenzione di costituire un gruppo di persone per la partecipazione pubblica al progetto (RAB, Residential Advisory Board) . Ma il RAB, secondo quanto presentato in Consiglio Comunale e quanto apparso sui giornali, si occuperà solo di architettura green di alto livello e cioè di inserimento nel contesto territoriale, con il coinvolgimento di due professionisti di livello internazionale: il Prof. Marco Casamonti, Architetto dell’Università di Genova, ed il Prof. Stefano Mancuso, Botanico dell’Università di Firenze.
Per un impianto sperimentale, di alta tecnologia, occuparsi dell’aspetto esterno senza comprendere ed affrontare cosa succede all’interno della “scatola”, lascia attoniti e perplessi quei cittadini che hanno seguito i primi passi di questa vicenda e, al contempo, molto dubbiosi sulla bontà della partecipazione pubblica.
Tanto per fare un esempio l’impianto consumerà, secondo le dichiarazioni degli stessi proponenti, enormi quantitativi di acque, senza considerare quella necessaria per il mantenimento del verde esterno. Affronteremo meglio questo aspetto in seguito, ma noi tutti proveniamo da un’esperienza estiva, e da conseguenti limitazioni negli usi, quasi tragica in fatto di disponibilità di acque. Resta quindi incomprensibile come si pensi di costruire un tale impianto in una zona dove la falda è già fortemente impegnata dalle attività esistenti e dai prelievi del Gestore dell’acquedotto pubblico. Già questo dovrebbe farci riflettere!
Per continuare ci sarebbe da capire l’intensità e la partecipazione all’inquinamento del traffico veicolare, ecc. Molte possono essere le curiosità ed i dubbi dei cittadini ai quali è corretto dare risposte chiare, con lo scopo finale di permettere a tutta la popolazione di capire con serenità l’impatto che un tale impianto avrà sul territorio, a fronte del beneficio promesso in termini di smaltimento e produzione.
Per una decisione realmente condivisa tra cittadinanza ed Amministratori bisogna essere una cittadinanza attiva. Per questo chiediamo la massima attenzione e partecipazione. Queste scelte non possono essere calate sulle nostre teste a nostra insaputa, perché possono mettere a rischio la nostra salute, l’ambiente ed i nostri soldi.
E’ importante diffondere le notizie ed informazioni contenute in questo sito e chiediamo a tutti di farlo.
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